Wikipedia, la mega-enciclopedia del web


Da: AA.VV., Testure. Scritti seriosi e schizzi scherzosi per Omar Calabrese, a cura di S. Jacoviello et al., Protagon Editori Toscani, Siena, 2009.
[trad. spagnola “Wikipedia, la megaenciclopedia de la web”, in Revista de Occidente, Wikipedia: el saber de la red, Madrid, n. 343, Diciembre 2009]. Ora in Biglietti d’invito per una semiotica marcata, a cura di G. Marrone, Bompiani, 2021, con il titolo “Wikipedia: un’enciclopedia politeista”.


Come situare Wikipedia nel quadro della nobile tradizione delle enciclopedie? Si tratta di un progetto completamente originale o piuttosto può essere tracciata una genealogia della sua forma andando indietro nella storia della cultura?
Come poi inquadrare il suo modello generale? Può essere assimilato a quello del dizionario? Come funziona il suo aggiornamento? Quali sono le ricadute semiotiche delle “editwar” che ne animano le sorti? I suoi collaboratori, ovvero l’1% degli utenti che giornalmente la animano, che ruolo svolgono? I suoi lemmi sono testi per la conservazione del sapere o costituiscono essi stessi un ambiente in grado di plasmare la realtà?
In questo testo di critica dell’enciclopedia del web, Paolo Fabbri esamina il ruolo di Wikipedia, sottolineando lo scarto da essa rappresentato a partire dalla sua qualità di essere sempre aperta e “politeista”, senza un unico occhio a suggellarne la chiusura testuale.

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