Da: Paolo Fabbri e Isabella Pezzini (a cura di), Pinocchio. Nuove avventure tra segni e linguaggi, Mimesis Edizioni, Milano, 2012, p. 207. Ora in Biglietti d’invito per una semiotica marcata, a cura di G. Marrone, Bompiani, 2021.
In questa introduzione a un volume collettaneo dedicato all’analisi semiotica del celebre racconto di Pinocchio, Fabbri procedendo nell’analisi ottiene il risultato di mostrare la specificità di punto di vista e di metodo di una critica di “semiotica marcata” del testo. Il problema di partenza è quello di rendere conto del valore “mitico” della storia di Pinocchio, grazie a una riflessione intorno alle forme del mito e del folklore e a una ricognizione delle isotopie mitiche presenti nel racconto, a prescindere che esse fossero o no consapevolmente convocate da Collodi nel racconto. Una volta scelto questo posizionamento, Fabbri ricostruisce, attraverso la comparazione delle innumerevoli riscritture del racconto, una matrice di trasformazioni (secondo uno schema hjelmsleviano che distingue fra varianti, variazioni e varietà) che ruota intorno ad alcuni assi fondamentali, quelli che oppongono /umano/, /animale/ e /vegetale/ e in definitiva /natura/ e /cultura/. Pinocchio si rivela come trickster, termine complesso, portatore sano di un’opposizione partecipativa di questi assi semantici che lo rende ambiguo e sfuggente. Persino – come si sottolinea in chiusura – agli occhi del semiologo…