Modelli: tra Teoria e Adeguazione


Da: Revista de Comunicação e Linguagens, Centro de Investigação em Comunicação, Informação e Cultura Digital, n° 49, 2018, “Modas Modos Maneiras”.


1.
La nozione di modello, come quella di simbolo, è generica quanto vasta: “from a naked blonde to a quadratic equation” (N. Goodman). Dall’imitazione alla replica, fino alla presentazione di progetto; dai modellini in scala ridotta alle forme ideali e alla soddisfazione di standard previsionali (v. il “Lettore-Modello”, U. Eco). Nel suo esame semiotico della notazione, Goodman ha evidenziato ad es. il ruolo pertinente dell’esemplarità, dal manichino (v. Saussure) e del campione, fino al ruolo dei simulacri costruiti e della simulazione (v. modelli dinamici di processi come esperimenti di pensiero). Un simulacro costruito, che spiega un fenomeno inscrivendolo nella struttura di base di un’ampia teoria.

Le accezioni di modello, non come originale ma come costrutto astratto ed ipotetico –rigidamente definite in logica – proliferano nelle scienze esatte (v. la doppia elica del DNA o l’atomo di Bohr, ecc.) e in quelle dell’uomo (particolarmente in economia v. equazioni ) in quanto associate alle diverse pratiche. Modelli di e modelli per, sono segni rappresentativi e prammatici (v. ad es. i modelli cibernetici di scatola nera e di feed-back nella “semantica del nemico”, P. Galison).

Un’attività inventiva – rappresentativa, strumentale, pedagogica o decorativa – tra metalinguaggio teorico e linguaggi oggetto (modelli ideali, scalari, analogici, fenomenologici, e ancora toy models, caricature galileiane, ecc.) che pongono più che i problemi di verità quelli di coerenza, generalizzazione, verifica, validazione, falsificazione, correzione, approssimazione e di adeguatezza. Il fenomeno come variabile del modello conduce all’osservazione non già del referente, ma a quella diretta del modello in condizioni impreviste di uso ed a ragionare a partire da questo come agente autonomo – con notevoli esiti epistemologici (v. l’esempio del restauro di un edificio classico e la produttività dei falsi modelli).

I concetti elaborati e la loro manifestazione visuale – a diversi gradi di astrazione (l’Ornitorinco di U. Eco, l’Astice di G. Deleuze – dai diagrammi bidimensionali (v. le modellizzazioni paradigmatiche e sintagmatiche di S. J. Gould) a quelli in 3D (v. manichini di cera) ai pur criticabili computer models – sono metodologicamente rilevanti per la descrizione significativa di fatti ed eventi delle Mode e delle Maniere.

2
La semiotica generativa nel suo progetto costruttivista di organon delle scienze umane ha elaborato un proprio stile di rappresentazione: una batteria di modelli descrittivi che integrano il suo piano metodologico. A partire dal Modello Costituzionale (MO) che è la Struttura Elementare della Significazione (SES), il percorso generativo pone il problema delle omogeneità delle procedure e del loro buon uso (v. Propp e lo storytelling) – un patchwork di modelli con un esplicito intento di interdisciplinarità.

Una riflessione a parte merita il modello del quadrato semiotico nell’accezione topologica di R. Thom (un ciclo di isteresi) e il tentativo di sostituirlo con un modello di assi cartesiani che tenga conto dell’intensità e dell’estensità del senso (Zilberberg).

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