Prefazione a Kitsch Beach. La non grafica balneare


Da: Mariacristina Serafini (a cura di), Kitsch Beach. La non grafica balneare, Guaraldi, Rimini, 2015.


 

Chi scrive invano tace
(Paolo Fabbri)

1. Bricolage

Il turismo è un’industria e speculativa e spettacolare. I suoi operatori, per far conoscere i saperi e i sapori della vacanza devono farsi vedere, mettersi in bella mostra. Come i titolari dei bagni riminesi che non esitano davvero a tirare al segno; usare cioè di tutte le risorse grafiche, plastiche, topologiche e cromatiche per informare e attrarre il turista nel proprio stock di loculi d’ombra. Più fordista è l’offerta – lettino più ombrellone standard – più chiassoso è il rumore visivo, più è diversificata, ruspante e raspante, la comunicazione. La rilevazione dei segnali di accoglienza agli stabilimenti balneari è più che una documentazione d’un effimero dis-gusto. È il riconoscimento di un’originale tipografia da spiaggia, uno stile grafico popolar nazionale, che ha i suoi codici e dettami di moda e che battezzerei volentieri lo Spiaggese PopoNazio (SPN).
Un bricolage verbovisivo che non esita a comunicare il messaggio e a promettere il massaggio nel modo graficamente meno professionale. I segni “spiaggesi” di accoglienza sono costruiti senza riguardo alla disponibilità delle scritture depositate nella memoria del computer e nella solida reputazione del design italiano. Ne risultano assemblaggi felicemente eterogenei di fioriture e sgraziature tipografiche, che sovrappongono e mescolano nomi e numeri; marchi, marche, pittogrammi (di bocce o di calcetto) improvvisati su due piedi; citazioni che vanno dalla lontana California al vicino Arco d’Augusto; istruzioni e offerte illimitate – dalla babysitter al drago gonfiabile, con l’auspicabile aggiunta della pipì en plein air, sdoganata dalle performance a Santarcangelo dei Teatri. In SPN, le cifre che classificano gli stabilimenti sono fuori da ogni formato numerico, inquadrate ad libitum e variamente colorate, persino a strisce. Lo stesso accade al nome proprio del bagnino, corredato di foto avvenenti e volonterosi disegni (con audaci rinvii a Walt Disney). L’estetica dello Spiaggese PopoNazio è neo-realista: ha una repulsione per l’astratto e un gusto sproporzionato per la ridondanza. Ricca infatti è la congerie degli oggetti raffigurati, dai pesci alle sirene, dalle palme alle conchiglie, per non parlare delle onde e delle barche, talora audacemente installate per intero sui tetti di alcuni stabilimenti. Non è proprio un design politicamente corretto, ma si incide nella memoria il tridimensionale astice – in rosso melomane deejay – molto più “creativo” e ironico della donna-aragosta del costoso manifesto di Cattelan, installato dal Comune con probabili intenti didattici. Quanto ai colori, oltre al bianco e all’azzurro canonici, non manca il rosso e il giallo – sole e capigliature bionde – nonché il marrone del caffè; tutti immersi un una cacofonia sregolata e chiassosissima. È il comprensibile ed invitabile effetto della loro distribuzione miope: ogni stabilimento si deve differenziare dai due tra cui sta incluso. La visione d’insieme è una ricaduta babelica, una dis-carica dis-grafica.

2. Grafologia

Per interpretare questa scrittura ibrida – numeri e parole, bandiere, oggetti e immagini – ci vorrebbe la competenza del grafologo, iscritto nell’albo professionale, il quale fornirebbe le prove indiziarie sull’identità estetica del bagnino romagnolo, di cui poco sappiamo, se non le performances sessuali, al cui confronto sono candide le cartoline di Cattelan sui “Salumi da Rimini” (una cartellonistica estiva esposta dai servizi comunali). Se ci è lecito proporremmo noi, grafologi dilettanti, qualche osservazione sul senso psicologico e sociale della testualità in SPN. Sapendo bene che l’orientamento e l’inclinazione della scrittura hanno un loro senso: inclinate verso sinistra – di chi guarda nella direzione del tracciato – indicano “io”, introversione, passato, ed avidità; inclinate e crescenti a destra “voi”, futuro, altruismo e generosità. Diciamo che la scrittura in SNP, nella sua versione /a ghirlanda/ reca le tracce di quest’ultimo psico-gramma, ma che nell’insieme prevale il formato /ad arco/ in cui conta il noi, il presente e il “tu mi dai una cosa a me, io ti do una cosa a te”. Il “tu” generalizzato e i “pochi maledetti e subito”, l’equilibrio tra interesse proprio e divertimento altrui, il presentismo, cioè l’incapacità progettuale per cui l’ospitalità romagnola ha una solida reputazione.
L’effetto non è proprio pregnante: il valore estetico va in vacanza quado comincia il valore stagionale delle vacanze. Anche il kitsch, che è trans-, cioè al di là del bello e del brutto. Non è questo oramai lo scopo delle arti – Cattelan docet – e neppure della pubblicità – se è ammessa la differenza! La dis-grafica qui documentata mostra didatticamente come si possa ottenere il minimo d’informazione col massimo di comunicazione. Speriamo allora che l’operatore riminese calcoli bene il suo affezionato cliente e tenga lontana la minaccia dei terroristi estivi, capaci, com’è noto, di deplorevoli iconoclastie.

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