Quando il tempo lascia il segno sulle nostre parole


Stefano Bartezzaghi, Venerdì di Repubblica, 15 Ottobre 2004.


La contemporaneità ha il suo vocabolario. Firmato dal semiologo Paolo Fabbri. Quando il tempo lascia il segno sulle nostre parole. Dove si leggono i segni del tempo? Il tempo li lascia sulle cose, su di noi, ma ne lascia anche sulla carta, nei pixel dei televisori e degli schermi, e sono verba che a volte volant fino ai dizionari. Paolo Fabbri, fra i fondatori della semiotica in Italia, ha appunto raccolto una sorta di vocabolario-pamphlet della contemporaneità, da Abiura a Zero. I testi che raccoglie in Segni del tempo sono nati come recensioni di parole, per il quotidiano L’Unità: e in questo vocabolario le parole non sono spiegate, ma come ripiegate sulle loro diverse accezioni, sulla loro storia, sulle loro vicende etimologiche (secondo un precetto caro a Fabbri per cui l’etimologia non serve a niente se non è “creativa”). A Fabbri piace una semiotica “in atto”: che collega le parole ai loro universi di discorso, ne segue, e a volte ne sollecita le traiettorie. E come sarebbe piaciuto a Pontiggia, le loro diversioni risultano anche divertenti. È un libro da non mancare.

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