Articolo di Guido Conti, Italia Oggi, 12 Aprile 2003.
Una bussola o una mappa? Nato sulle colonne de L’Unità il lessico di Paolo Fabbri è sicuramente uno strumento per orientarsi nella giungla caotica del nostro tempo. Spesso si parte da spunti offerti dalla cronaca quotidiana, come capita con Abiura, che apre il volume: un giudice ha usato questa parola dopo aver rilasciato alcuni No global. Ma che cos’è veramente l’abiura? Come viene usata da quel giudice? Le parole sono cariche di significato, e per capire il loro uso più o meno cattivo serve da cartina tornasole per decifrare il malessere e lo stato di salute del nostro mondo civilizzato.
Così si arriva a parole come Kamikaze, usato impropriamente dai giornalisti per definire gli estremisti che si fanno saltare in aria in mezzo alla folla. In verità è un termine improprio, usato male per definire qualcosa che non riusciamo a capire: meglio la parola “Sacrificio”.
Agenda, Agnostico, Apocalisse, Audience, Cavaliere, Emergenza, Extra-comunitario, Complessità, Crociata, Futuro, Guerra, Iconoclastia, Lessico, Marionetta, Parolaccia, Rosario, Serio, Scusa, Turista, Verbo, Vincere fino a Zero sono soltanto alcuni tra i 93 lemmi scelti dal famoso semiologo del Dams di Bologna per farci riflettere sul mondo che ci circonda.
Nel ginepraio dei media come si usano le parole, come vengono usati questi segni?
Edito da Mario Guaraldi, che ritorna a vivere come editore per la terza o quarta volta, come ama scherzare lui stesso, Il lessico diventa una specie di volume simbolo di questa rinascita, con un rinnovato desiderio di capire e orientarsi con ironia, nel mondo dell’editoria. Oltre a essere un intelligente strumento di indagine sul presente, il volume di Fabbri in verità, a leggerlo bene, insegna un metodo di lavoro. Intanto invita a fare la storia delle parole. Per esempio la parola Competizione non entra nei nostri vocabolari prima del 1986, anni di rampantismo imperante. E poi insegna a ricostruire la storia semantica e retorica della parola, a scavarne i significati più reconditi nell’etimologia, le sfumature d’uso. Infine ci gioca seriamente su, confrontando con altre lingue, con altri sinonimi. Una lezione linguistica di altissima intelligenza, esposta con un linguaggio semplice. Ecco come si potrebbe definire questo libro che non poteva che essere giustamente e politicamente “scorretto”: un manuale didattico.