Luca Sossella Editore, Bologna, 2019, pp. 85.
Paolo Fabbri
Sotto il segno di Federico Fellini
Sotto il segno di Federico Fellini raccoglie diversi saggi di Paolo Fabbri, incursioni con i metodi della semiotica, per svelare alcuni segreti dell’immaginario di Federico Fellini, senza toglierne il mistero.
Deleuze afferma che quelle di Fellini non sono immagini-memoria. Suona il carillon e tornano i ricordi, ma l’opera non si riduce all’autobiografia.
«Le immagini portentose di Fellini portano iscritto ben altro, sia a livello visivo che musicale. C’è una vitalità simultanea, un sovrapporsi di immagini, di segni, che non sta in profondità.»
E Deleuze coglie nel segno. Non c’è una profondità, nel senso triviale che l’inconscio avrebbe una storicità evenemenziale, l’infanzia, l’adolescenza eccetera. Per Fellini tutto è presente, come diceva Freud delle pietre romane: nella stessa pietra c’è quella augustea, la medioevale, la papale e via via fino all’EUR, come nel film Roma, appunto. Non c’è profondità temporale, ma il tempo-ritmo di una successione orizzontale, d’una fila di presenti.