Teatro Argentina
Roma
Giovedì 14 Aprile 2011, ore 21
Conversazione tra Paolo Fabbri e Claudio Longhi
in margine a Dialoghi di profughi di Berthold Brecht
Letture di Lino Guanciale e Luca Micheletti
Muovendo dalle dense pagine di Dialoghi di profughi – opera fondamentale per la comprensione del metodo dialettico brechtiano nonostante la rara frequentazione che se ne registra -, Paolo Fabbri (docente di Semiotica dei linguaggi specialistici presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali – LUISS di Roma) e Claudio Longhi (regista de La resistibile ascesa di Arturo Ui) conversano intorno all’«idea» di «popolo».
La parola “popolo” è una parola tutta speciale, ci ha fatto mai caso? Ha un significato tutto diverso verso l’esterno e verso l’interno. Verso l’esterno, cioè in rapporto agli altri popoli, i grandi industriali, gli Junker, gli alti funzionari, i generali, i vescovi eccetera appartengono tutti naturalmente al popolo tedesco, e a nessun altro. Ma verso l’interno, dove appunto si tratta del dominio, sentirai sempre questi signori indicare il popolo come “la massa” o “la genterella”: loro non ne fanno parte. Il popolo farebbe meglio a dire così anche lui, e cioè che i signori non ne fanno parte. Allora sì che la parola “dominio del popolo” prenderebbe un significato ragionevole, lei me lo deve ammettere
(B. Brecht, Dialoghi di profughi)
A conclusione della serata saranno letti alcuni passaggi nodali dei Dialoghi.