Tesina di Claudia López e Marta Pacchione, Corso di Letteratura artistica, Anno Accademico 2004-2005.
… Ad ogni modo, grazie a questa illuminazione così fuori del comune, quel che avrebbe potuto essere la semplice testimonianza di un avvenimento mondano diventa l’immagine di un passaggio di poteri: nella casualità della posa De Chirico trasmette a Warhol il proprio mondo d’ombra affinché ne diventi il padrone.I. V. Stoichita, Breve storia dell’ombra, 2000
1. Ombra
Nella superficie di un corpo chiaro l’ombra è una zona di minore luce causata da un elemento opaco che si pone davanti alla sorgente luminosa.Gerardo Milani e Mario Pepe, Dizionario di arte e letteratura,
Zanichelli, Bologna, 2002, voc. “Ombra”
… Ombre, cioè colori più o meno oscuri, per dare alle loro pitture il dovuto rilievo.F. Baldinucci, Vocabolario, 1681
L’ombra… è da esser chiamata alleviazione di lume applicato alla superficie de’ corpi… Ombra è privazione di luce, e solo opposizione de’ corpi densi opposti ai raggi luminosi… L’ombra è diminuzione di luce; tenebre è privazione di luce.Leonardo Da Vinci, Trattato della pittura, 1490-1510
Lo studio dell’ombra ha per secoli impegnato filosofi, letterati, artisti e scienziati, ognuno dei quali ha cercato di dare una logica spiegazione ad un così affascinante visione.
Si può affermare che le problematiche relative al concetto di ombra e alla sua interferenza con la pratica pittorica hanno percorso l’intera storia della pittura: se l’ombra è stata dapprima intesa quale strumento e ausilio per la riproduzione della realtà, nel tempo essa ha acquistato un sempre più esplicito significato simbolico.
Le ombre sono seducenti perché strane, immateriali, prive di consistenza. Crescono e decrescono, scompaiono e ricompaiono, sono attaccate al corpo ma non si lasciano catturare.
Sono una rappresentazione incompleta di un oggetto, una silhouette in cui solo il contorno viene rappresentato. Possono fare le veci dell’oggetto che le proietta diventandone un duplicato.
Ma l’ombra è anche oscurità che può proteggere e dominare.
Lo stesso Platone si occupò dell’analisi dell’ombra. “Le ombre sono diminuzioni degli oggetti che le proiettano. Sono piatte, incorporee e senza qualità, senza colore. Ma soprattutto sono assenze, cose negative. Un’ombra è mancanza di luce… se la luce è lo strumento della visione, l’ombra sarà il suo grande antagonista”1. Sono a metà strada tra percezione e pensiero.
Tutt’ora le problematiche legate allo studio e all’uso dell’ombra non sono state risolte.
2. L’uso dell’ombra nell’opera pittorica di De Chirico
De Chirico nasce a Volo, in Grecia, da genitori di origine italiana. Insieme al fratello Savinio studiò in Germania e successivamente si spostò in Italia e Francia. Tale nomadismo, anche culturale, dona alla pittura di De Chirico un’ampia apertura. Con la sua pittura metafisica ha influenzato molte generazioni d’artisti, dai surrealisti francesi, fino ad arrivare agli artisti recenti della Transavanguardia che hanno appreso da lui l’uso eclettico della citazione, della ripresa stilistica di modelli linguistici appartenenti alla storia dell’arte.
Nella pittura metafisica di Giorgio De Chirico l’ombra verrà ad essere investita di attributi narrativi complessi e misteriosi. Predilige le ombre geometriche e precise, ovvero quelle portate dagli immensi colonnati degli edifici classicheggianti. [ Vedi Figura ] [ Vedi Figura ] [ Vedi Figura ]
Ombre, calchi in gesso, manichini, sono doppi attraverso i quali l’uomo, può accedere al palcoscenico del quadro. Sono figure vicarie, che occupano il posto lasciato vuoto dall’uomo. Le ombre come annunciazione di un evento, di qualcosa di non precisato che sta per accadere ma che non accadrà mai, assumono il senso dell’attesa, di una sospensione, di una minaccia, ma rappresentano pur sempre il nero ricalco dell’uomo, la sua costante compagna, con un’insistenza che può scivolare in una figura estranea e persecutrice. Figura in grado di condurci nel regno dei fantasmi.
Molte interpretazioni riguardo l’ Ombra si trovano all’interno dell’Ebdòmeros:
Faceva pensare ai grandi acquari non foss’altro che per quella luce diffusa che sopprimeva le ombre.Giorgio De Chirico, Ebdòmeros, SE, Milano, 1999; pag. 14
Altri ancora a negoziare e a costruire, a scolpire i guerrieri ed i grandi politici perché le loro immagini nude, o vestite secondo la moda dell’epoca, s’innalzassero sotto l’ombra tranquilla dei giardini pubblici popolati da balie.Ibid., pag. 22
Intanto alle finestre rischiarate di quella casa che aveva qualcosa d’un municipio e d’un collegio, alcune ombre si profilavano; sagome abbastanza precise che si potevano perfettamente riconoscere dalla strada; erano le sagome dei personaggi che si trovavano nella sala; vero congresso di fantasmi.Ibid., pag. 23
Durante le notti d’insonnia, nella sua camera a pianterreno, egli guardava il soffitto debolmente rischiarato dalla luce di fuori; a volte un’ombra passava su quel soffitto; qualcosa come un gran compasso che si apre e si chiude, come un tripode lanciato da una pedata sopra una pista; movimento di marcia prudente e frettolosa.Ibid., pag. 29
L’eco delle cascate si perdeva giù nelle valli profonde, oscurate dall’ombra dei platani secolari.Ibid., pag. 32
L’altro fantasma, il vegliardo poliglotta, si ostinava durante le notti di plenilunio, davanti allo spettacolo grandioso degli alberi addormentati, il cui fogliame, di quando in quando, fremeva nell’ombra, a fare invariabilmente le stesse domande.Ibid., pag. 41
L’ombra ai quadranti solari segnava mezzogiorno; però qualche momento dopo lo stato dell’atmosfera mutò.Ibid., pag. 42
I raggi del sole si allungavano ora quasi orizzontalmente sulla strada di cui imporporavano la polvere e l’ombra dei pastori e dei vincastri si allungava essa pure; si allungava smisuratamente, mostruosamente, incredibilmente; traversava le città, le contrade ed i mari; arrivava assai lontano, fino al paese dei Cimieri, laggiù, ove i venti freddissimi conservavano a lungo la neve sulle montagne; l’ombra dei pastori e dei vincastri toccava ora quei paesi i cui abitanti sono tutto l’anno vestiti con spesse pellicce ed hanno una mitologia erotica e complicata. Poi il sole spariva completamente dietro la linea delle colline basse, all’orizzonte; allora le ombre salivano nel cielo e si stendevano sulla terra; mentre lassù, a sinistra, nello spazio chiarificato, la falce della luna brillava dura e fredda.Ibid., pag. 48
All’ombra delle folte sopracciglia bianche, che contrastavano con il colore scuro del loro volto, si vedevano gli occhi cerulei e dolci,come gli occhi dei fanciulli nordici.Ibid., pag. 52
Le fortezze che sorgevano accanto, gli asili di coloro che la fortuna negligè ma che la gratitudine e la bontà degli uomini non dimenticano, vegliavano soli nell’ombra; le loro volte solenni tacevano nella pace profonda che esige il riposo.Ibid., pag. 59
A questo schiaffo fantastico dato alla miseria e alla sobrietà, ho visto la livida vendetta sghignazzare nell’ombra.Ibid., pag. 62
Tra i tamburi delle colonne crollate ove, di sera, quando la piazza è deserta, le grandi cavalle dissenteriche vengono a brucare avidamente le tenere camomille che fioriscono all’ombra delle gloriose rovine, erano tutti al loro posto i fedeli.Ibid., pag. 63
Come avviene a volte nel sogno, tutto l’incanto di quel panorama dolcissimo svanì a poco a poco e lasciò apparire la sagoma raccapricciante di scogli inospitali che sorsero nell’ombra, mentre durante il giorno erano nascosti dalla nebbia e dal fumo delle fabbriche.Ibid., pag. 76
Benché alcune coppie di invitati, che volevano fare i furbi, si allontanassero a passi lenti verso le ombre del parco, chiusi in un silenzio greve di sogni.Ibid., pag. 82
Non sarebbe forse che l’ombra di un sogno fuggente?Ibid., pag. 85
Allora Ebdòmero evocava la liberazione; le macchine volanti e quelle falangi invincibili di guerrieri bianchi con gli elmi d’oro, che avrebbero schiacciato i malvagi sotto il loro calcagno vendicatore e nel mondo finalmente pacificato avrebbero rigenerata l’umanità all’ombra dei loro stendardi color del cielo.Ibid., pag. 88
Le conversazioni sarebbero ancora durate chissà per quanto tempo se il crepuscolo non fosse lentamente sceso a coprire d’ombra il salotto. Per effetto dell’oscurità, che cominciava a far sentire il suo peso, le conversazioni diminuirono.Ibid., pag. 90
Aspettate, lasciate durare questa penombra. Guardate come ogni persona e ogni oggetto pigliano in questa semioscurità un aspetto più misterioso; sono i fantasmi degli esseri e delle cose che ci appaiono; fantasmi che una volta accesa la luce spariscono nel loro regno ignoto. Ora i contorni si sfumano, come in pittura, nelle epoche in cui il mestiere giunge al suo più alto grado di perfezione.Ibid., pag. 90
Di notte essi frequentano i caffè, i teatri illuminati da centinaia di lampade; io amo le ombre del crepuscolo; trovo che sono più accoglienti, più riposanti e poi, che volete, mio caro signore, mi fanno sognare.Ibid., pag. 91
Seduto in una grande poltrona di velluto rosso, spariva ora anche lui quasi completamente nell’ombra e pensò con tristezza alla stupidità e all’incommensurabile egoismo di quell’uomo, che per soddisfare un desiderio d’un romanticismo di cattiva lega, voleva costringere decine e decine d’individui a stare nell’oscurità.Ibid., pag. 91
Essi lasciarono la via e presto si trovarono all’ombra di alcuni alberi che si stringevano gli uni contro gli altri in un gruppo compatto come se volessero difendersi da un invisibile nemico.Ibid., pag. 105
Le strade innaffiate con cura, rinfrescate dalla brezza, creavano uno spettacolo ridente e animato. Gli alberi che le ombreggiavano facevano un dolce brusio.Ibid., pag. 108
In questo autoritratto il dialogo fra un’immagine ideale di se stesso, un busto scolpito in marmo, e la sua effigie in carne ed ossa. La statua fissa con occhi vuoti De Chirico che guarda scostante in direzione di noi che siamo gli spettatori, il pubblico. Nel definire la sua persona, De Chirico ha introdotto con frequenza un proprio doppio, ma in questo caso il doppio ha cessato di essere un altro, fraterno, materno, o mitico [ Vedi Figura ]; il doppio è divenuto ora il se ipsum di gloria, un io compiuto e maturo. Anche i colori sono giunti ad una sorta di interna maturazione, da stagione inoltrata e da conclusione di una giornata colma. È l’atmosfera dei pomeriggi autunnali, quelli in cui il cielo è chiaro e le ombre sono più lunghe che in estate.
Il dipinto presenta in primo piano il ritratto dell’artista e, alle sue spalle la sua ombra voltata che, ci mostra il suo profilo.
L’attenzione dello spettatore, dapprima catturata dallo sguardo del pittore, si sposta sulla figura alle sue spalle, la sua ombra. L’innaturale posizione di quest’ultima, voltata rispetto alla fonte, ci spinge ad una più attenta osservazione, è come se l’autore ci invitasse ad osservare un’altra parte di sé.
3. L’uso dell’ombra nell’opera di Warhol
Andy Warhol nasce in America, luogo in cui, la merce è la grande madre che nutre e accudisce, che assiste l’americano in tutti i suoi bisogni, fino al punto di incentivare l’uso e la creazione di altri e nuovi consumi. La città è lo spazio nel quale l’americano si muove, il luogo dell’american dream inteso come sogno di ricchezza e stordimento dati dalla merce. L’arte diventa il momento di esibizione splendente e esemplare di tale sogno, la pratica prodotta dai mezzi di comunicazione di massa, dalla pubblicità e dagli altri strumenti di persuasione occulta e esplicita dell’industria americana.
Shadows, è una serie di 66 tele esposte, l’una dietro l’altra, in un percorso la cui conclusione è rappresentata dall’inizio. Questa serie è stata realizzata attraverso una tecnica serigrafica, sulla base di fotografie riproducenti il gioco di ombre portate da diverse sagome di cartapesta appositamente fabbricate.
Tematicamente l’ombra svolge un ruolo originario nella fotografia e nella pittura come forme artistiche. Nelle varianti di Warhol l’ombra è ridotta alla sua essenza e assume un’identità paradigmatica: non mostra la fonte originaria, è slegata dal suo creatore, esiste per sé stessa, è un’immagine creata apposta per rappresentare il nulla. Grazie all’uso dei colori l’artista è riuscito a creare un ritmo e una varietà che in origine le ombre non possedevano.
Una strana coincidenza, non sottovalutabile, lega Shadows alla figura di De Chirico. Infatti la data di creazione delle opere è successiva di solo un mese alla morte di De Chirico. La mostra quindi potrebbe equivalere al riconoscimento di meriti nei confronti di De Chirico.
Mi piace la sua arte e l’idea che egli abbia sempre ripetuto gli stessi quadri. Mi piace molto questa idea e mi sono detto che sarebbe stato fantastico farlo […]. Nel corso di tutta la sua vita De Chirico ha ripreso le stesse immagini […] nella ripetizione vedeva un modo si esprimersi […]. È forse il nostro punto in comune […]. Quel che lui ripeteva con regolarità, anno dopo anno, io lo ripeto nell’arco dello stesso giorno nello stesso quadro […]. È un modo di esprimersi. Tutte le mie immagini sono le stesse […] benché al contempo siano anche diverse. Cambiano con la luce dei colori, col movimento e lo stato d’animo…2
Serigrafia che rappresenta la duplicazione come conseguenza di una frattura.
La serigrafia può essere suddivisa in due sezioni, la prima, quella di destra, contenente il ritratto dell’artista in posizione quasi frontale ma parzialmente tagliata dalla cornice. La seconda, la più estesa, la proiezione della sua ombra vista di profilo.
L’una rappresenta il rapporto dell’artista con sé stesso, l’altra, il rapporto con l’altro.
Attraverso la sua ombra, e quindi il rapporto con l’altro, Warhol palesa la parte a noi sconosciuta, il suo doppio.
Note
- Roberto Casati, La scoperta dell’ombra. Da Platone a Galileo la storia di un enigma che ha affascinato le grandi menti dell’umanità, Mondadori, Milano, 2000.
- Achille Bonito Oliva, Warhol verso De Chirico, Milano, 1982, pag. 70.
Bibliografia
AA.VV., L’arte, Utet, Torino, 2002.
Paolo Baldacci, De Chirico, 1888-1919, La metafisica, Leonardo Arte, Milano, 1997.
Alberto Boatto, Narciso Infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol, Edizioni Laterza, Roma-Bari, 1997.
Alberto Boatto, “Warhol”, in Art Dossier, Giunti Editore, Firenze, 1995.
Achille Bonito Oliva, Warhol verso De Chirico, Electa, Milano, 1982.
Roberto Casati, La scoperta dell’ombra., Da Platone a Galileo la storia di un enigma che ha affascinato le grandi menti dell’umanità, Mondadori, Milano, 2000.
Giorgio De Chirico, Ebdòmeros, SE, Milano, 1999.
Ernst H. Gombrich, “Ombre”, in La rappresentazione dell’ombra portata nell’arte occidentale, Einaudi Editore, Torino, 1996.
Gerardo Milani e Mario Pepe, Dizionario di arte e letteratura, Zanichelli, Bologna, 2002.
Victor I. Stoichita, Breve storia dell’ombra. Dalle origini della pittura alla Pop Art, Il Saggiatore, Milano, 2000.