Da: AA.VV., Per Omar. Un ricordo di Omar Calabrese, Skira, Milano, 2013.
Allegria è per etimo, alacrità, cioè prontezza nel parlare – il linguaggio è amicizia e ospitalità – e nel ricercare – trova solo chi ha curiosità e cura.
Allegria di Omar nel parlare, con la retorica di un metodo senza eloquenze. Soprattutto se messo alla prova: dagli anni di piombo con la loro lunga coda di scorpione; dall’attualità critica che procede a lesto passo di gambero (Eco).
Allegria di Omar nel ricercare, mossa dalla (in)-giustificata speranza della semiotica come teoria “ironica”: descrivere oggetti o eventi con neologismi da adottare o estendere; introdurre parole nuove di zecca o cambiare il senso di quelle in uso affinché le domande non si formulino più nei vecchi termini; affievolire il carisma di certi testi e scoprire l’incanto di altri; aprire alcune parentesi e spanderne i contenuti.
Allegria “allografica” di Omar nella ripetizione di un metodo, perché eseguire uno spartito non è moltiplicare copie ma suscitare degli originali.
Allegria di Omar ,anche se contenuta (contenta), nella pertinenza – per non smarrire i segnalibri – e negli esiti: con l’invenzione di nuove ipotesi e oggetti; con l’uso della “e”, che annuncia la perla ritrovata da infilare nella collana interrotta dei dati; con la condivisione dei risultati e delle riserve – anche “dubitare” è abitare in due.
Allegria di Omar, anche se scontenta e polemica, cioè nella discussione e nella disputa che riguarda il futuro della ricerca. Allegria di naufragi? (Ungaretti). Omar sa/sapeva che “mutuare” è anche mutare, alterare, mentire. E che l’erba cresce dal mezzo, ma che le erbacce cancellavano/cancellano il disegno dei giardini. E delle teorie.
Nota alle immagini
Due immagini-ricordo del testo e del conflitto dei primi anni ’80.
1.Una per gli intrecci sul motivo dei tappeti in pittura, al primo convegno L’oggetto teorico ‘arte’ Centro di Semiotica e di Linguistica, Urbino (1981).
(Federico da Montefeltro, urbinate, e Cristoforo Landino, fiorentino)
2. L’altra, sulle rappresentazioni della battaglia, discusse al convegno Pietro Teorico dell’arte, Anghiari (1983), durate fino sulle nostre ultime ricerche.
(La morte del figlio di Cosroe, Piero della Francesca, Leggenda della Vera Croce, Arezzo)